Posts Tagged ‘Fedora’

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I repositories

27 aprile 2009

Spesso si rimprovera GNU/Linux per la sua presunta mancanza di versatilità nel caso di uso in ambiente domestico. Dopo aver proceduto all’installazione della propria distribuzione GNU/Linux preferita, il più delle volte, infatti, ci si trova davanti un sistema operativo che non ci permette di eseguire le operazioni più comuni, quali ad esempio ascoltare la nostra musica preferita o vedere i nostri filmati. Anche il file sharing il più delle volte non è possibile e molti siti che sfruttano la tecnologia flash, come ad esempio YouTube, non possono essere visualizzati correttamente.

Per carità, succede lo stesso anche con Windows. In tal caso basta scaricare i programmi e codec necessari per avere un sistema performante. Nel caso di GNU/Linux ci si aspetterebbe di avere già tutto pronto, in quanto un’installazione comprende non solo il sistema operativo, ma anche tutta una serie di programmi che permette di essere fin da subito “produttivi”.

Qualche distribuzione fornisce quasi tutto il necessario, altre preferiscono di no per motivi legali e di copyright, lasciando però l’utente libero di provvedere da sé.

Concentrerò la mia attenzione su Mandriva, Kubuntu ed OpenSUSE e sulle procedure che permettono di renderle “usabili” in ambiente “domestico”.

Come per Windows, basta cercare in rete, ad esempio con Google, il software necessario, scaricarlo dal sito ufficiale o provare a farlo da uno dei tanti motori di ricerca appositi per scaricare software per GNU/Linux adatti alla propria distribuzione.

Niente .exe però, ma “pacchetti”, anch’essi installabili comunque a colpi di click.

  • I più noti sono gli .rpm, ideati da Red Hat e presto adottati da Mandriva. Li troviamo anche per Fedora, OpenSUSE ed altre distribuzioni.
  • I .deb sono caratteristici della Debian e delle distribuzioni da essa derivate, come ad esempio Ubuntu e “famiglia”.
  • I .tgz sono caratteristici della Slackware
  • I .tar.gz invece sono archivi compressi, adatti a tutte le distribuzioni, che vanno però “compilati”, sulla macchina che li ospiterà, mediante una procedura di solito standard e che comunque si trova descritta all’interno dei file di documentazione degli archivi stessi.

Tutte queste procedure, delle quali l’ultima risulta certamente più macchinosa, soprattutto per un “neofita” proveniente da Windows, non sempre vanno a buon fine, in quanto spesso sono richiesti altri programmi e librerie necessari perché l’installazione abbia luogo correttamente.

Ecco allora nascere i repositories, ovverosia dei database che ospitano tutti i software più comuni, già impacchettati per la relativa distribuzione. Ciò rende estremamente facili la ricerca, l’installazione (e l’eventuale rimozione) di software, che va fatta non più “surfando” per la rete, ma “appoggiandosi” all’apposito programma, caratteristico di ogni distribuzione, che si incarica appunto della ricerca e dell’installazione dei software che ci interessano, provvedendo automaticamente, se ne fosse il caso, ad installare le relative dipendenze, ovvero quegli ulteriori software e librerie senza i quali l’installazione, che ci eravamo prefissi, non avrebbe esito positivo.

Il programma che ci facilita la vita può essere MCC (nel caso di Mandriva), PackageKit (nel caso di Kubuntu), YaST (nel caso di OpenSUSE).

Di seguito trovate un link che riassume le varie procedure di installazione che possono essere effettuate.

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Poseidon 3.1: prova su strada

25 aprile 2009

Stavolta ho deciso di dare una descrizione sommaria di una distribuzione GNU/Linux che ho scoperto per caso, trovata in allegato alla rivista Linux Pro di Marzo 2009: Poseidon 3.1.

Si tratta essenzialmente di una derivata di Ubuntu 8.04 quindi non troppo recente, come dimostrano d’altronde la versione del kernel, 2.26.24-21-generic, e quelle relative al parco software a corredo.

Non vorrei scatenare “guerre di religione” ma nonostante la scelta di Gnome come ambiente desktop, la resa grafica è decisamente più che gradevole. Ho sempre preferito infatti KDE, Gnome non mi ha mai attirato, soprattutto quello color “cacca” che si trova di default su Ubuntu, nemmeno minimamente confrontabile a quanto può trovarsi su Fedora, Poseidon di certo non sfigura. Gli screenshot presenti sul sito danno già l’idea di quale ambiente ci si troverà davanti al primo avvio e la ricchezza del parco software.

A tal proposito ci tengo a sottolineare che Poseidon è già perfettamente “usabile” fin già da live Cd. Non viene riscontrato alcun inconveniente, i siti in flash sono visualizzati senza alcun problema, così come ci si può dedicare subito allo svago grazie ai giochini presenti e ai codec già inclusi che permettono di godere della musica e dei filmati preferiti senza alcun intervento dell’utente. Anche la webcam risponde a dovere, così come vengono riconosciute e montate in automatico le partizioni presenti sull’hard disk.

Poseidon si distingue dalle altre distribuzioni perché orientata alla scienza, risulta perciò adatta allo studio ed al calcolo scientifico oltre al normale uso quotidiano. Una rassegna dei principali software inclusi nella distribuzione è data dallo stesso sito ufficiale, io ho deciso di soffermarmi un attimo sulla tipologia di software che si può usare più frequentemente:

  • navigazione web: firefox
  • posta elettronica: thunderbird, evolution
  • chat: amsn, pidgin, ekiga
  • torrent: transmission
  • ufficio: openoffice, kyle, lyx, scribus
  • grafica: gimp, f-spot, inkscape, dia, blender
  • audio: amarok, audacity, rhytmbox
  • video: totem, mplayer, avidemux

Figurano inoltre google earth, bluefish, wine più i software all’interno della categoria Poseidon, quelli più propriamente adatti allo studio come ad esempio i gruppi di software BioInfo e GIS ed altri software quali:

GNU Octave, LabPlot, OpenUniverse, QCaD, R, Scilab, Stellarium

Come potete capire da quanto appena descritto descritto, Poseidon è una distribuzione veramente completa, adatta a tutti e pronta all’uso 😉 .