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Creazione ed estrazione di archivi compressi

19 aprile 2010

Esistono svariati tool grafici che permettono di gestire gli archivi compressi, è comunque sempre possibile agire da linea di comando.

Scopo del post non è fare una disamina dettagliata di tutte le soluzioni che possono essere adottate, bensì presentare solo quelle più comuni. Negli esempi proposti si suppone di essere all’interno della directory che contiene i file da archiviare.

Zip

La creazione dell’archivio è semplicissima, basta digitare:

zip nome_archivio.zip  file1 file2 file3…

nel caso di alcuni file, in alternativa si può archiviare un’intera directory specificandone il nome (compreso del relativo percorso):

zip -r nome_archivio.zip /nome_percorso/nome_directory

l’opzione -r permette di archiviare eventuali subdirectories

L’estrazione è più semplice:

unzip nome_archivio.zip

Tar

Gli archivi  tar che è possibile incontrare sono del tipo .tar.gz oppure .tar.bz2. Si ottengono usando assieme i comandi tar e gzip (o bzip2, che non verrano approfonditi in questo post).

Per la creazione dell’archivio basta digitare:

tar -czvf nome_archivo.tar.gz  file1 file2 file3…

oppure

tar -cjvf nome_archivio.tar.bz2 file1 file2 file3…

Come visto prima si può archiviare anche un’intera directory, basta specificarne il percorso.

Per l’estrazione:

tar -xzvf nome_archivo.tar.gz

oppure

tar -xjvf nome_archivo.tar.bz2

  • f specifica il nome dell’archivio
  • c lo crea
  • x lo estrae
  • z lo comprime/estrae con gzip
  • j lo comprime/estrae con bzip2
  • v mostra i passaggi dell’intera procedura
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Ark e PeaZip: gestione degli archivi compressi

2 giugno 2009

Spesso si ha a che fare con gli archivi compressi, perciò l’utilizzo di interfacce grafiche ai vari tools da riga di comando si rivela estremamente utile per velocizzare le operazioni. Ark è il gestore di archivi compressi predefinito di KDE, perciò se utilizzate questo ambiente desktop lo avrete sicuramente tra le applicazioni installate.

Un altro gestore, multipiattaforma quindi disponibile anche per Windows, è PeaZip che, come Ark, è in grado di gestire un elevato numero di formati di archiviazione.

Questo però soltanto se i relativi tools sono installati sul sistema come ben descritto nelle caratteristiche di entrambi, perciò se volete poter gestire anche gli archivi .rar, .ace e .7z dovrete installare unrar, unace e p7zip.

Vai all’indice delle applicazioni GNU/Linux.

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I repositories

27 aprile 2009

Spesso si rimprovera GNU/Linux per la sua presunta mancanza di versatilità nel caso di uso in ambiente domestico. Dopo aver proceduto all’installazione della propria distribuzione GNU/Linux preferita, il più delle volte, infatti, ci si trova davanti un sistema operativo che non ci permette di eseguire le operazioni più comuni, quali ad esempio ascoltare la nostra musica preferita o vedere i nostri filmati. Anche il file sharing il più delle volte non è possibile e molti siti che sfruttano la tecnologia flash, come ad esempio YouTube, non possono essere visualizzati correttamente.

Per carità, succede lo stesso anche con Windows. In tal caso basta scaricare i programmi e codec necessari per avere un sistema performante. Nel caso di GNU/Linux ci si aspetterebbe di avere già tutto pronto, in quanto un’installazione comprende non solo il sistema operativo, ma anche tutta una serie di programmi che permette di essere fin da subito “produttivi”.

Qualche distribuzione fornisce quasi tutto il necessario, altre preferiscono di no per motivi legali e di copyright, lasciando però l’utente libero di provvedere da sé.

Concentrerò la mia attenzione su Mandriva, Kubuntu ed OpenSUSE e sulle procedure che permettono di renderle “usabili” in ambiente “domestico”.

Come per Windows, basta cercare in rete, ad esempio con Google, il software necessario, scaricarlo dal sito ufficiale o provare a farlo da uno dei tanti motori di ricerca appositi per scaricare software per GNU/Linux adatti alla propria distribuzione.

Niente .exe però, ma “pacchetti”, anch’essi installabili comunque a colpi di click.

  • I più noti sono gli .rpm, ideati da Red Hat e presto adottati da Mandriva. Li troviamo anche per Fedora, OpenSUSE ed altre distribuzioni.
  • I .deb sono caratteristici della Debian e delle distribuzioni da essa derivate, come ad esempio Ubuntu e “famiglia”.
  • I .tgz sono caratteristici della Slackware
  • I .tar.gz invece sono archivi compressi, adatti a tutte le distribuzioni, che vanno però “compilati”, sulla macchina che li ospiterà, mediante una procedura di solito standard e che comunque si trova descritta all’interno dei file di documentazione degli archivi stessi.

Tutte queste procedure, delle quali l’ultima risulta certamente più macchinosa, soprattutto per un “neofita” proveniente da Windows, non sempre vanno a buon fine, in quanto spesso sono richiesti altri programmi e librerie necessari perché l’installazione abbia luogo correttamente.

Ecco allora nascere i repositories, ovverosia dei database che ospitano tutti i software più comuni, già impacchettati per la relativa distribuzione. Ciò rende estremamente facili la ricerca, l’installazione (e l’eventuale rimozione) di software, che va fatta non più “surfando” per la rete, ma “appoggiandosi” all’apposito programma, caratteristico di ogni distribuzione, che si incarica appunto della ricerca e dell’installazione dei software che ci interessano, provvedendo automaticamente, se ne fosse il caso, ad installare le relative dipendenze, ovvero quegli ulteriori software e librerie senza i quali l’installazione, che ci eravamo prefissi, non avrebbe esito positivo.

Il programma che ci facilita la vita può essere MCC (nel caso di Mandriva), PackageKit (nel caso di Kubuntu), YaST (nel caso di OpenSUSE).

Di seguito trovate un link che riassume le varie procedure di installazione che possono essere effettuate.